LE RICAMATRICI

Il film è un percorso d'indagine degli stati più intimi dell'animo femminile dove la metafora del ricamo é connessa all'arte di ricamare la propria vita. La vita e la morte si affiancano e si confrontano nella storia raccontata in questo bellissimo film, sono energie potenti che inducono le due protagoniste al cambiamento.

Claire ha diciassette anni. Quando scopre di essere incinta di cinque mesi, decide di partorire in anonimato. Trova rifugio dalla signora Melikian, una ricamatrice che lavora per l'alta moda. Claire è una ragazza coraggiosa e forte che non si perde d’animo, la fatica non le fa paura, ma questo progetto che cresce dentro di lei è troppo grande  e riesce a condividerlo soltanto con la sua amica lontana, per lettera. Claire ha una passione: il ricamo. La sua mano scorre sulla tela trasformando i materiali in splendide composizioni. Claire è un’artista che sa creare Bellezza e ha sufficiente amore  per farlo superando tutte le difficoltà che la sua giovane età le mette davanti. Quest’amore insieme al coraggio e alla libertà che si conquista giorno dopo giorno  le permettono di applicarsi con egual determinazione alla costruzione della propria vita recuperando il femminile materno dentro e fuori di sè.

La signora Melikan ha appena perso il suo unico figlio, morto in un incidente stradale ed è piombata in una cupa depressione, la sua arte che le ha dato successo  non riesce a consolarla,  la vita non le interessa più. L’incontro con Claire la riporterà pian piano a compiere il passaggio dalla chiusura all’accettazione della morte e torna ad amare se stessa e gli altri.

Giorno per giorno, punto dopo punto, man mano che la pancia di Claire cresce, fra le due donne si instaura un rapporto di fiducia reciproca che le aiuterà entrambe

 - hai sbagliato, le dice madame

-lo so

-ma si può rammendare!

Non c’è colpa, ma solo la presa di coscienza della realtà e volontà di continuare a vivere.

La vita non va come vogliamo noi e talvolta propone improvvisi cambi di rotta,  morti esistenziali inaspettate e però ricche di energia trasformativa. Centrale nel film è l’elaborazione del dolore necessario per affrontare un cambiamento personale profondo. In sintonia col pensiero sophia-artistico il dolore è il ponte per passare dalla rinuncia alla creatività per la realizzazione del proprio progetto.

“Ogni artista studia e affronta la morte per sconfiggerla con l'arte.
Ogni sophiartista si allena a fare altrettanto, prendendo come materia non la tela o il marmo,ecc...ma il vissuto quotidiano della sua stessa vita fatto di vissuto relazionale tra sé e se stesso, tra sé e gli altri, tra sé e la vita. Non per sfuggire alla morte ma per piegare la morte e strapparle l'energia che ha dentro e con essa creare nuova vita”(A.Mercurio).

Quanti e quali passaggi saranno necessari alle due donne per accettare le trasformazioni che la Vita chiede loro di operare e mettersi al servizio della Vita?

In che  modo anche noi possiamo riportare nei nostri vissuti  le suggestioni del film e applicarle alla nostre storie per fare della nostra vita un’opera d’arte?   (Anna Agresti)